Make Love with usNuova mostra del Loverismo
Un venerdì pomeriggio di febbraio, freddo e umido. Per terra vi sono ancora i coriandoli, reliquie di un carnevale fuggito troppo in fretta. Sgattaiolo da un balzano corso, in cui hanno cercato di convincermi come la competenza migliore per un manager fosse di saper utilizzare i lego e lanciare bene aeroplanini di carte, e saltando da un bus all’altro riesco ad arrivare in tempo all’Elsa Morante, per la nuova mostra del Loverismo.
Bellissimo centro culturale, senza dubbio: forse meno isolato di quanto comunemente si creda. Eppure, vederlo nella notte, con le sue linee aguzze, mi mette i brividi. Sarà il buio o il silenzio… Entro nel corpo principale.
Non c’è la solita fiera delle vanità dei vernissage, in cui si va per essere guardati, piuttosto che per vedere e riflettere. Invece, per una volta, il tempo sembra essere un gambero. C’è quel fervore, quel desiderio di creare e condividere di tempi più felici, in cui l’arte non era decorazione, ma strumento per cambiare il mondo.
L’oggetto del contendere era l’Avanguardia. Vi era chi sosteneva come non avesse più spazio nell’Arte. Perché, in un mondo sempre più omologato, in cui tutti sono uguali, non esistono più avversari da combattere.
Dinanzi al mondo che si dissolve, al senso comune che si svuota, non possiamo che porci nuove domande, ricercando nuove risposte. E’ l’inquietudine della condizione umana.
In una società che esalta il dilettantismo e l’improvvisazione, basti pensare a quanti si autoproclamano grandi fotografi, solo perché hanno una reflex e conoscono un paio di trucchetti con photoshop, il Loverismo afferma con orgoglio il primato della tecnica e dell’impegno nel realizzare un’opera d’arte. Come scrisse il buon Catullo "Parva mei mihi sint cordi monimenta Philetae: at populus tumido gaudeat Antimâcho", ossia, tradotto in termini moderni, è necessario anteporre ai teloni di chi scopiazza foto, opere piccole, ben curate e immaginifiche. Perché, per il Loverismo, la Pittura non è una presa d’atto delle icone della civiltà dell’Immagine, ma la creazione di Mondi.
Creazione che, in una società sempre disumanizzante, nasce dalla scelta rivoluzionaria del porre l’Uomo al centro dell’Arte: non il filosofo, che pretende di essere misura d’ogni cosa, ma l’inquieto cercatore, sempre corroso dal dubbio che le sue risposte non siano che vani sogni e illusioni. L’Individuo è fatto di passione e curiosità, non di vani ragionamenti.
Mi sento toccare la spalla. E’ il buon Mauro Tropeano che mi invita al reading… Salgo sul palco, mi sistemo gli occhiali e comincio a parlare… 18/02/2013 Alessio Brugnolibrugnolialessio@gmail.com |
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