Il Genio del SerpottaPalermo, città assurda e contraddittoria, perfetto specchio dell’Italia di oggi, in cui convivono fianco a fianco miseria e nobiltà, grandezza e rovina. Città dove trovi persone di squisita gentilezza e mentecatti che ti fanno una sceneggiata se per caso il loro brutto muso capita per caso in una foto. Città dove il lusso si nasconde dietro la facciata sporca di un palazzo e il barocco più sfrenato tra i banchi disordinati di un mercato.
Giacomo nacque a Palermo il 10 Marzo 1656 nel quartiere della Kalsa, il cuore arabo della città, antica sede della cittadella dell’Emiro, in l’ombra dell’Inquisizione schiacciava la confusione dei vicoli e il profumo del mare si mischiava con quello delle spezie e dello sterco.
Giacomo poteva rimanere nella Città Eterna, all’epoca un cantiere infinito, ma prevalse la nostalgia di casa o l’ambizione di distinguersi dalla massa. Decise di essere il primo a Palermo, che il secondo a Roma. Tornato in Sicilia ebbe la possibilità di lavorare con Paolo Amato, Antonio Grano e Pietro Aquila, grandi artisti del tempo famosi come architetti e di scoprire la sua strada: la tecnica dello stucco, una miscela di grassello di calce e gesso, che dà forma ad un ornamento, volto e movimento a una figura.
Tutto bello, ma che c’entra questo con Quaz Art? A che pro, parlare di un artista palermitano, che magari meritava più fama, ma che è morto e sepolto?
Perché il Serpotta, nel suo genio, ha anticipato tanti contenuti dell’Arte Digitale contemporanea: la consapevolezza del mezzo, l’immaginazione, l’ironia e la contaminazione. Consapevolezza del mezzo: Giacomo ha avuto il coraggio di abbandonare i materiali considerati nobili dalla tradizione, il marmo, il bronzo, per seguire il suo estro. Perché la Bellezza non dipende dalla materia, ma dallo Spirito che l’Artista gli infonde. “Ma tanto non è un quadro” Abbiate l’orgoglio di difendere la vostra arte, ci ricorda Serpotta in ogni sua opera. Non siete voi a essere fuori dal mondo, ma è lui un vecchio decrepito nella mente e nel cuore.
Serpotta, con i suoi putti dispettosi, pronti a criticare e fare linguacce alle scene seriose della Religione e della Politica, simili ai vecchietti del Muppet Show, ci mostra il Vuoto dietro la retorica Apparenza, da non prendere troppo sul serio. Così è l’Arte digitale, l’evocazione nel Concreto della complessa globalità dell’Essere 30/09/2013 Alessio Brugnolibrugnolialessio@gmail.com |
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