Monolite al Circo MassimoUna protesta "volutamente incompresa"Quaz Art ha dato giusta visibilità alla performance al Circo Massimo di Francesco Visalli, perché, a differenza di tante altre testate, sia cartacee, sia on line, ne abbiamo compreso e apprezzato la carica eversiva: un grido di protesta nei confronti di un Potere assente, che non capisce il ruolo centrale della Cultura nell'essere Uomini, e di un sistema dell'Arte sempre più corrotto e ipocrita.
Per continuare in questa battaglia, diamo visibilità a una lettera aperta dello stesso Visalli, in cui si evidenziano le motivazioni del suo gesto. Buona lettura.
(Lettera aperta del 25 febbraio 2014) Sono trascorse ormai più di tre settimane dal fatidico 28 gennaio, giorno in cui, dopo essermi autodenunciato, ho messo fine alla performance del Circo Massimo iniziata la notte del 24 novembre 2013. In questo arco di tempo, molti hanno parlato dell'accaduto con diverse chiavi d'interpretazione. In molti casi correttamente, in molti altri, purtroppo, la notizia è stata mistificata e strumentalizzata. Sento quindi la necessità di fare un po' di chiarezza per riportare le cose nel giusto binario.
L'aspetto fondamentale della mia azione è stato, infatti, quasi completamente ignorato, non capito o taciuto. Chi conosce il mio lavoro e il mio progetto "Inside Mondriaan" saprà ricollegare il monolite alla mia ricerca, ma in ogni caso sento il bisogno di sottolineare nel modo più categorico che il mio intento non era affatto un modo furbesco e abusivo per esporre un'opera in un contesto pubblico per tornaconto pubblicitario. I media che hanno affermato questo hanno travisato il senso di quanto successo in modo superficiale e scorretto.
Il "monolite", collocato in quel preciso luogo, non è l'esposizione di sé stesso, ma rappresenta l'esposizione di un "simbolo" che, insieme al gesto di occupazione abusiva e atto dissacratorio (sottolineo, senza alcuna conseguenza vandalica), ha inteso esporre questa protesta:
Purtroppo, per superficialità, per mancanza di volontà di ascolto o forse, tendenziosamente, per nascondere il lassismo delle nostre istituzioni, molte testate hanno fatto passare l'operazione come un tentativo autopromozionale e, in alcuni casi, sono stato attaccato sul piano personale oltre che artistico. Anche i pareri critici che riguardano strettamente l'opera, siano essi positivi o negativi, sono in questo caso fuori luogo. E' così difficile capire che soffermarsi solo ad un superficiale giudizio estetico e artistico dell'opera, poco c'entra con quello che rappresenta e con il senso concettuale della mia operazione?
Il successo dell'operazione non è, infatti, legato né a quello che da ora in poi sarà la mia carriera artistica né ai giudizi critici ed estetici sul monolite in sé. Il successo di quanto fatto è stato la durata di due lunghi mesi in cui "Place de la Concorde" è rimasta al Circo Massimo sotto gli occhi indifferenti delle istituzioni che non solo non sono riuscite a difendere la città, ma non si sono nemmeno accorte della mia "invasione" fino a che non le ho posto fine autodenunciandomi.
Tutto quello che ne è seguito, non è altro che la perfetta rappresentazione del "mito della caverna di Platone".
Francesco Visalli 22/03/2014 Alessio Brugnolibrugnolialessio@gmail.com |
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