Intervista a Salvatore AlessiDi persona, ho conosciuto Salvatore Alessi in una mostra a Milano, un paio d’anni fa.. Da quel momento, siamo diventati buoni amici… I nostri incontri, oltre ad essere occasioni di chiacchierate piacevoli e gran bevute, sono sempre riflessioni sulla natura dell’Uomo.
Perché Salvo, sotto la sua risata contagiosa, nasconde una personalità simile a quella degli antichi profeti o degli eroi omerici.
E’ testimone, non passivo, ma pieno di sana ira, del crollo dell’Uomo Moderno e i suoi quadri sono il suo tentativo di scuoterci dal nostro torpore
Salvo, cominciamo con la solita e ritrita domanda … Chi sei? Come ti definiresti in tre aggettivi?Chi sono, questa è una bella domanda… Boh, sai che non ti saprei rispondere, fai tu..
Sai che mi metti in difficoltà che di aggettivi me ne vengono a iosa…Tipo?
Ambivalente, perché mi sembra che nascondi sotto un’apparente semplicità numerosi contrasti. Poi non prendermi in giro, perché vedi quello che è nascosto oltre l’apparente. Ed inquietante…Ti riconosci in questi tre aggettivi?Sì, soprattutto nell’ultimo
Perché ritieni la tua pittura inquietante?Per l’ambiguità che rappresento. La cosa particolare che non lo faccio intenzionalmente. Esprimo con l’istinto le mie pulsioni profonde… Con il tempo, dopo aver lasciato sedimentare il tutto, poi di rendo della forza espressiva di ciò che rappresento.
Come hai scoperto di essere pittore? Quando hai realizzato che l'arte fosse parte della tua vita?Io volevo fare il pittore dall’età di sei anni. Pensa che vedevo nell’enciclopedia le crocifissioni della storia dell’Arte
Perché proprio la crocifissione?Mi colpiva l’iconografia, la forza drammatica dell’immagine. Comunque ad essere sincero, ancora non sono sicuro di essere un pittore
Perché il figurativo? E soprattutto come mai hai incentrato la tua ricerca sull’Uomo?E’ un’esigenza esistenziale, perché mi permette di entrare in empatia con l’uomo e il suo dolore. E’ qualcosa di istintivo, vitale. Passerei le ore a contemplare il corpo, le contorsioni dei muscoli e delle vene, perché rispecchiano la tragicità di ciò che chiamiamo Vita.
L’Iperrealista esplora la realtà per identificarne il senso più profondo. Alessi la utilizza come un trampolino verso l’Assoluto. E’ una battuta che ha fatto un mio amico gallerista guardando i tuoi quadri. Ti riconosci in questa battuta?Non molto.. Io sono un iperrealista eclettico che più sulla rappresentazione, si basa sul dialogo tra diversi linguaggi espressivi. I miei quadri non imitano la fotografia, ma realizzano enigmi. Specchi che esplorano le profondità dell’Uomo
La Sicilia è pervasa di rovine greche… Come vivi il tuo rapporto con la Classicità ? Più che nella forma, io trovo che i personaggi dei tuoi quadri siano tratti dalle antiche tragedie greche, con il loro interrogarsi problematico sulla Vita e sul FatoSì, questo è vero, mi piace molto indagare nei quadri le contraddizioni degli Uomini e in maniera particolare dei Siciliani. Noi siamo un popolo selvaggio e violento, eppure ricerchiamo l’equilibrio. In noi vivono Dioniso ed Apollo. Per questo i miei dipinti sono contraddittori. Perché rappresento la sintesi tra Ragione e Sangue. Di chi con il silenzio sa dire tanto. La Sicilia vive nei quadri di Guttuso, nelle sue donne guerriere, simili ad Erinni, più che nelle macchiette che scrive Camilleri.
L’ombra, l’oscurità… Che senso gli dai nei tuoi quadri… Sono Il limite che definisce l’Uomo?Più che limite, sono l’essenza dell’Uomo… Sono gli abissi in cui è facile sprofondare. L’oscurità dell’Uomo è infinita. L’eroismo è sopravvivere al gorgo, nel reprimere i propri istinti caotici e distruttivi
Guardando i tuoi quadri, ho la stessa sensazione di solitudine esistenziale che ha lo leggendo i racconti di Carver… C’è speranza nelle tue opere?No…. Però vorrei che fosse il contrario.
Il tuo rapporto con la fotografia?Molto conflittuale. Non amo la fotografia. Io mi annoio a vedere le sue mostre. E’ una cosa a pelle.
L’Arte senza un Pensiero Forte che la sostiene si riduce a pura decorazione. Che ne pensi?
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