La pittura del Paradosso
Cos’è il paradosso? Un granello di polvere che inceppa gli oliati meccanismi del pensiero umano, da e nascondere sotto il tappeto di ciò che chiamiamo cultura?
Quanto spesso incontriamo ragionamenti che ci appaiono contraddittori, ma che devono essere accettati, oppure ragionamenti che sembrano formalmente corretti, eppure con conclusioni che stridono con quello che chiamiamo senso comune?
E come reagiamo dinanzi ad essi? Li ignoriamo? Li accettiamo acriticamente? Oppure accettiamo la loro sfida?
Per citare Odifreddi,
I paradossi sono smagliature di assurdita' nel tessuto della conoscenza: dapprima ci fanno dubitare delle nostre credenze e poi ci spingono a ridefinire i nostri concetti.
E’ questo la loro forza e ciò che più ci infastidisce di loro: il paradosso è un potente stimolo per la riflessione, nemico giurato della nostra pigrizia e del nostro conformismo. Questo, infatti, ci rivela sia la debolezza della nostra capacità di discernimento, i limiti di alcuni strumenti intellettuali per il ragionamento e la nostra ipocrisia esistenziale.
Vita di Milano ha un incredibile dono: di rendere il paradosso, entità logica ed astratta, realtà estetica e concreta. Il punto di partenza della sua ricerca è simile a quello degli innaturalisti: il mostrare senza vane speranze, senza pietistici compromessi, senza romantiche interpretazioni, l'abisso del nulla nel quale l'uomo è precipitato trascinando con sé tutto ciò che lo circonda.
Ma se gli innaturalisti affrontano di petto l’avversario, evidenziando la bruttezza del Reale ed il ridicolo delle convenzioni, Vita di Milano applica una strategia più sottile ed impalpabile, simile a quella descritta da Sun Tzu nell’ Arte della Guerra.
Combattere il nemico con le sue stesse armi, rivoltandole contro di lui. Così Vita di Milano raccoglie ciò che diamo ormai per scontato: gli oggetti del quotidiano, libri, fiori, nudi femminili, paesaggi visti mille volte in televisione o sulle riviste.
Li aggrega in maniera incongrua, nascondendo dietro una tecnica pittorica manierista, che richiama la tradizione e quella che l’Uomo comune definisce “buona pittura”, creando immagini che pur rallegrando l’occhio, provocano in chi li vede uno straniamento.
Paradossi che costringono ad interrogarsi, non sugli astratti sistemi, ma su ciò che incrociamo ogni giorno nel quotidiano.
Pittura non accademica, ma realistica, quindi, non per il virtuosismo nella rappresentazione del dato ottico, ma per l’evidenza data alle problematiche concrete, dall’ipocrisia misogina e sessuofobica delle religioni nei confronti delle donne, al cibo industriale falsificato, delle problemi legati alle connessioni tra politica ed economia, alla falsità del mondo che gira attorno all’arte contemporanea.
Una sfida alle nostre certezze che come goccia, scava con lentezza, ma con determinazione, nell’anima.
08/12/2011
Alessio Brugnoli
brugnolialessio@gmail.com