Intervista ad Alex lo Vetro - Alex 13Ho conosciuto Alex 13 per puro caso, grazie al suggerimento di una comune amica gallerista… Così mi sono avvicinato alla sua arte di gran fascino. Poiché Alex, in questo mondo sempre più banale, ha la capacità di rievocare un linguaggio antico, capace di svelare l'essenza profonda delle cose, che trascende la ragione e l'istinto, per fondersi in un'unità ed una vita più ampia. Una pittura che, in un mondo sempre più frammentato, ricerca l'armonia segreta tra Macro Cosmo e Micro Cosmo, nella consapevolezza che ogni azione, anche la più insignificante, risuona nell'intero Universo.
Ciao Alex chi sei? Come ti descriveresti a un estraneo?Sono semplicemente un Uomo che cerca d'essere in equilibrio tra i suoi pensieri e le sue azioni,ad un estraneo non mi descriverei ognuno vede ciò che vuole nell' altro quindi una volta che ci si è un minimo conosciuti ognuno trae a suo modo le proprie conclusioni.
Una delle mie solite domande sceme… Perché Tredici?Cabalisticamente la ghematria delle parole Amore e Unità da in entrambe i casi 13 in più la riduzione teosofica di 1+ 3 da 4, esattamente come le braccia della croce sono 4 come 4 sono le lettre che compongono il tetragramma sacro dell'ineffabile nome di Dio,idealmente per me è un richiamo quotidiano per non dimenticarmi che non vi è altro dio che l'Uomo, nel senso che la scintilla divina oltre la materia è fatta della stessa sostanza del Padre.
Diciamo che è un auto-augurio di realizzazione.
La tua formazione artistica si sviluppa tra due poli: l'Accademia, l'istituzione, e l'Underground, la ribellione al conformismo. Quanto ti hanno dato entrambi i mondi? La loro sintesi è nata dalla contaminazione o dallo scontro?Ho lasciato l'accademia dopo tre anni scarsi, l'istituzione non mi piace molto ma nemmeno la ribellione, è tutto conformismo anche l'underground a suo modo è conforme,credo che una base tecnica sia fondamentale per liberarsene una volta acquisita e creare una tecnica nuova che sia distintiva e permetta a chi fa arte di esprime la cosa più vicina possibile alla propria interiorità, la cosa più difficile è scoprirla (la propria interiorità) e non spaventarsene.
Vorrei creare qualcosa di bello e con un forte significato interiore.
Da dove è nato l'incontro con lo scultore Enrico Iuliano? Che ti ha dato come esperienza il collaborare con lui?L'ho conosciuto in un bar vicino casa,dopo avergli fatto vedere il mio lavoro mi ha preso come assistente, collaborare con lui mi ha dato una visione molto pratica il suo studio è quasi un officina,ti sporchi le mani,e soprattutto ho avuto a volte modo da spettatore di vedere il circuito professionale da vicino e non sempre mi è piaciuto.
Il progetto 25metriquadri… Di che si trattava? E' riuscito ad avvicinare l'Uomo della strada all'Arte?Era uno studio dove 6 artisti condividevano lo spazio ma non le idee,ognuno aveva il suo e le teste erano troppo diverse, almeno per quanto mi riguarda, per gli altri non so, credo che collaborino ancora, il mio studio era molto carino per bere fino a tardi ma non per altro, anche se io non sono mai stato attratto dalle tematiche sociali nel senso comune del termine sarebbe bello che l'uomo della strada si avvicinasse a questo genere di cose, anche perché così forse si sfaterebbe il mito che noi che cerchiamo di fare arte siamo dei perditempo fannulloni, questo è un lavoro durissimo.
Se qualcuno fosse interessato si trova in Via Napione a Torino.
Da dove nasce il tuo interesse per i simboli ermetici?E' una cosa che mi porto dietro dall'infanzia adesso con la minima consapevolezza data dal tempo e dallo studio sono diventati parte integrante del mio lavoro. Il simbolo nasce dalla necessità dell'uomo in ogni epoca di sintetizzare concetti inesprimibili a parole quindi per me è la forma d'arte più alta,il simbolo cambia a seconda di chi lo guarda pur rimanendo lo stesso poiché contiene gli archetipi dell'uomo e dello spirito in tutti i suoi piani,infatti vengono generalmente classificati in simboli semplici,simboli composti e simboli occulti in base al loro grado di velatura…
Quanto del fascino discreto di Torino e dei suoi misteri vivono nella tua creazione?Torino viene spesso definita città magica, e magica lo è, non per le stranezze che alcuni raccontano ma perché è talmente madre che non riesci a staccarti da lei, ha un incidenza fortissima su chi vi è nato, la mia famiglia è di origine siciliana io sono il primo nato a Torino e questa città mi ha regalato la memoria storica che non avevo, fa diventare nobile anche un mendicante, c'è molta Torino nel mio lavoro.
Cos'è l'Arte? Una ribellione a ciò che ci rende meno umani? Un sezionare i propri abissi ? La consapevolezza del tragico che ci accompagna ogni giorno? Oppure è il miracolo di dissimulare ciò che è evidente e svelare ciò che è nascosto?All'inizio l'arte può apparire come una forma di psicanalisi, poi può sembrare una religione che si trasforma in una scienza esatta, in realtà non posso definire la necessità di creare poiché per ogni "artista"la cosa è diversa io la vedo come un opera di emanazione dei propri pensieri in forma materiale. Voglio citare l'acronimo che si trova nella prima pagina di Alchimia Spirituale di Robert Ambelain D.O.M.A ovvero Deus Optimo Maximo Artista l'uomo ci prova e forse ci riesce a volte…
Alcuni pittori della Neofigurazione Italiana ritengono che la Pittura non debba comunicare nulla e che possa essere soltanto bella decorazione. Cosa gli risponderesti?Io non dipingo con i pennelli o meglio non lo faccio più quindi non mi definisco un pittore, ma risponderei che la bellezza non è decorazione e basta, la bellezza è forma e la forma è il corpo dello spirito, la decorazione fine a se stessa non serve a un cazzo.
Cos'è la Bellezza per te? Qual è il suo ruolo nella Vita? E' l'irrompere dell'Assoluto nel Mondo? Oppure lo strumento per raggiungere il vero Bene trascendente ed ineffabile, come affermava Plotino?Penso di averti risposto in parte nella domanda precedente, credo che una cosa finita con dei limiti di spazio non possa comprendere qualcosa di infinito, nel nostro stato attuale siamo imprigionati nella materia e quindi abbiamo limiti fisici, questi limiti bloccano l'espansione naturale del nostro intelletto e dunque in una certa maniera la nostra capacità di comprensione, per Platone il mondo fisico era una copia sbiadita del mondo delle idee e l'arte era una copia del mondo fisico quindi un immagine ancora più falsa del vero "mondo" quello delle idee, penso perciò che l'arte come la intendiamo noi "moderni" sia un legittimo aiuto al ragionamento e un allenamento per l'intelletto non un mezzo assoluto di trascendenza.
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